BLOG APERTO A TUTTI!!

"AUTUNNO" foto di Attilio Pietrogiovanna

AGNER e DINTORNI , vuole essere uno spazio a disposizione di abitanti e frequentatori di questi luoghi.
Ovviamente questo vale anche per associazioni, amministratori locali e per tutti coloro abbiano da proporre tematiche inerenti l'Agordino.
E sopratutto vogliano promuovere tante lodevoli iniziative spesso note ai soli abitanti del paese in cui si svolgono!

Inviateci tramite e-mail il programma di quanto organizzate, con molto piacere, sarà inserito quanto prima su Agner & Dintorni..


sabato 3 luglio 2010

LA VALIGIA DI CARTONE

Di Cherubino Miana


Camminavo l'altro giorno per un vicolo di una borgata vicino a casa mia, era verso sera e stavo guardando una vecchia casa che un'impresa doveva demolire per ricostruire il nuovo. Era una di quelle case tipiche con accanto il fienile e la stalla, sulla sinistra c'erano le stanze da letto, nella parte centrale la dispensa per la conservazione dei prodotti agricoli e sulla destra la bella stua con la stube in pietra, tutto era collegato assieme da un solaio in legno, giù al piano terra oltre alla stalla, che era posta sotto la dispensa, sulla destra c'era il pollaio per le galline ed i colombi e più ribassato il forno per il pane, davanti il classico e sempre presente maestoso noce. Queste case erano fatte in modo che se d'inverno ci fosse stata molta neve tu potevi raggiungere la mucca per "guernarla" darle da mangiare e mungerla, ed il fienile per il fieno, senza toccare la pala per la neve, bastava una scopa per quei pochi fiocchi che, portati dal vento, di traverso, avrebbero potuto interessare la parte protetta.

Casa colonica tipica (per fortuna questa non è stata demolita)

 Quella casa aveva ancora l'aspetto del vissuto e conoscendo l'imprenditore chiesi di poterla visitare prima che l'escavatore facesse la sua opera distruttiva. Dentro avevano levato i mobili dalla cucina e dalle camere da letto, una vecchia stube in pietra intonacata, di quelle fatte ad arco era rimasta come segno nella "Stua" ed i fili intrecciati dell'illuminazione erano ancora di quelli a vista, quelli bianchi che ora stanno tornando di moda nei vecchi tabià restaurati da ospiti trevigiani o veneziani in cerca di aria e di panorami. Solo la soffitta era rimasta intonsa come l'avessero abbandonata da poco. Sopra dei legni secchi e tondi di frassino erano rimaste le"foiole" quelle foglie lunghe che ricoprono la pannocchia del granturco, per terra il mucchio dei torsoli privati dei semi facevano bella mostra vicino alla macchinetta sgranatrice, che non era altro che una panca di legno con una fascia in lamiera arcuata. Un mucchio di fascine accumulate per l'inverno erano appoggiate alla parete di pietra metamorfica "siver", erano delle fascine piccole, ben sistemate e ricordai che normalmente venivano usate per l'accensione iniziale della stube dialettalmente da noi chiamata "Fornel".

Valigia di Cartone

In un angolo, seminascosta, c'era una valigia di cartone marron, tenuta chiusa da un doppio fil di ferro. La guardai, la farina dei tarli aveva semicoperto il cartone e proprio sopra notai una trave bucherellata di larice e mi meravigliai, perchè di solito è difficile vedere il larice tarlato, specie quello lasciato tondo, non squadrato con l'accetta come era d'uso fare un tempo.
L'impresario, vide che osservavo la valigia marron e capendo la mia curiosità mi disse che se volevo potevo prenderla e portarmela a casa, che lui altrimenti l'avrebbe bruciata assieme alle fascine di abete. Stetti un attimo a pensare, ero indeciso, quell'offerta mi solleticava, ma pensavo se fosse stato giusto o meno accettare. La curiosità ebbe il sopravvento, presi in mano la valigia di cartone per il manico che era ancora integro, la guardai, le parti metalliche erano arruginite e le pareti in cartone si vedeva avevano subito qualche sfregatura nei viaggi. La presi come se avessi trovato un tesoro, scesi le scale con la frenesia di capire cosa contenesse, che segreti di anni prima potevo trovare, salutai l'imprenditore promettendogli parte dei marenghi se ci fossero stati o al minimo una pizza con una buona Franziskaner il sabato seguente.
Arrivato a casa, mi sembravo, colla valigia in mano, quella figura di emigrante che avevo visto tempo addietro, di schiena e con il cappello leggermente di traverso e con in mano una valigia simile. Natuaralmente, mia moglie mi rimproverò "cosa vai a raccattare, di cianfrusaglie ne abbiamo anche troppe intorno a casa, ma si sa lei è un'istintiva, basta capirla e in un attimo si rabbonisce, anche perchè mi metto a raccontarle la storia di questa vecchia casa, inventando anche un po, ma immaginando la vita di chi ci viveva dentro e su questo so che anche Lei ha un debole, perchè il ricordo La porta verso i nonni o verso il padre che ha visto per anni emigrare in Francia a fare il muratore, e si ricorda che anche lui aveva proprio una valigia marron come questa, ed allora pure Lei comincia ad incuriosirsi, vuol aprirla, anzi la prende e la sgancia del fil di ferro che la tiene assieme e la allarga in modo da poterne vedere il contenuto......

Compasso da falegname

...dapprima, sopra un mucchio di giornali, un compasso in legno da falegname, perfettamente conservato, con qualche tarlo che lo aveva assaggiato, di fianco un ferro di cavallo arruginito, non era una curiosità, anche perchè la superstizionne negli anni aveva corso per le nostre contrade e per le storie che ci avevano raccontato un ferro di cavallo inchiodato alla porta d'entrata poteva essere un buon portafortuna... 

Ferro da cavallo

....di lato della valigia in mezzo ai giornali una lampada da cucina in metallo arruginito con tre piedi e un vetro color latte con un coperchio era il segno della vecchia illuminazione serale della casa....

lampada da cucina

.... ed infine una sagoma in legno di tiglio che serviva per predisporre le suole per gli scarponi di un tempo, con il cuoio della tomaia che veniva inchiodato alla suola di legno e sotto, per evitare il consumo, venivano poste


delle brocche dalla testa tonda in ferro. Il resto della valigia era riempito di tante riviste, di tutti i tipi di tutte le categorie, compreso quelli che un tempo erano considerati de giornalini similpornografici come POP ed ABC........e poi anche giornali più seriosi come la Domenica del Corriere ed OGGI o la TRIBUNA Illustrata...........sul fondo, sotto i gironali, cinque pacchetti di lettere, legate con lo spago, scritte con calligrafia, fine e molto curata, erano indirizzate a cinque donne diverse tutte firmate Berto.....E allegate le risposte di ognuna. "Cara Nina" diceva una di queste lettere" sei venuta per pochi giorni da Milano e non ho neppure potuto incontrarti. Dopo l'ultima volta che ci siamo visti ho pensato molto a te e mi son consigliato anche con il prete, sai, perchè siamo cugini in seconda e quindi se un domani la cosa si facesse più seria dovremo avere la dispensa da Venezia.Ti ho visto mentre aspettavi la corriera, ma eri vicino ad un signore con il cappello in testa, non so se è il tuo padrone dove sei a servizio a Milano, qualcuno meglio informato mi ha detto che è il signor Mantegazza, sai non è che io sia geloso, ma ho visto che era una persona molto distinta. Pensavo che tu andassi ad Agordo invece mia zia mi ha detto che sei già tornata a Milano,quando andrò verso Modena a fare le sedie vediamo se è possibile che ci incontriamo, ti mando un bacio sulla guancia, come quello che ti ho dato l'altra volta, dal vero però e ho sentito che i tuoi capelli profumavano di brillantina.....

Riviste anni 1967

rispondeva Nina con qualche errore o con qualche parola dialettale, la calligrafia era da bambina, il tratto incerto e le lettere un po piegate: caro cugino ho ricevuto la tua e sapevo che eri a casa ma ero accompagnata da quel signore che tu hai visto, con il cappello, lui non è il mio padrone, ma un vicino che ha voluto accompagnarmi. Ti prego lascia stare il prete e non parlare delle nsotre cose, credo che ci rivedremo quando torno, ma non so quando ne come, non passare a Milano perchè i miei padroni non vogliono che io veda estranei. A proposito la Gina mi ha detto che ti a visto ballare con Gioseffa, so che è una bella ragazza eravamo anche amiche a scuola, mi sembra che anche lei venga a servizio, ma a Monza. Non ti preoccupare per lo zio, che la pensione di guerra gli basta e ne avanza. Voglio ora dirti una cosa.....penso che resterò a Milano per sempre, sai quel signore col cappello me lo ha chiesto ed io ci sto pensando anche perchè a mia mamma ha fatto una buona impressione...altre lettere seguivano tra Nina e Berto, molte parlavano della stagione, del fieno e della morte di un parente, l'ultima diceva in poche righe: caro Berto, mi han detto che ti vedono spesso nel paese li vicino a casa con la Bia e sembra che abbiate anche confidenza, bene, io il prossimo mese torno in paese per le pubblicazioni, il signore con il cappello mi vuole sposare ed io mi sono convinta anche perchè ho paura di essere in stato interessante (aspettare un figlio) da lui,salutami la zia Pina. L'altro pacco era proprio indirizzato a Gioseffa e oltre che parlare di quel poco che c'era stato tra loro insisteva sulla vendita di un campo che confinava con quello di Berto. Il terzo pacchetto di lettere conteneva solo risposte di una certa Matilde che era stata in villeggiatura ed aveva conosciuto il Berto, che l'aveva accompagnata a funghi e lassù in mezzo al bosco era anche riuscito a darle un bacio. Vicina a tutte c'era la foto di Berto, un bel ragazzo, non alto, dal viso affilato e dagli occhi scuri, riccioluto aveva anche lui in testa nella foto, un cappello con le falde girate verso su, che probabilmente il fotografo metteva a disposizione dei clienti, in mano aveva un bastone da passeggio e il braccio sinistro poggiava su una specie di mobile alto.
La valigia di Berto era diventata uno spartito del suo vissuto e mi aveva aperto gli occhi su un giovane che, passata la guerra, manifestava, quantomeno con lo scritto un interesse per molte giovinette che erano partite dal paese per emigrare in lombardia a servizio dai signori.

Riviste anni 1968


Mi ripromisi di guardarla con più calma anche perchè i titoli dei giornali di allora erano simili a quelli di oggi, detti solo una scorsa veloce: "La croce rossa è la greppia della DC", "L'amante del prete a Catanzaro", "Scandalo da un miliardo nel calcio"," Il governo chiude settanta scuole a Cuneo", "Una puttana conosce l'assassino a Milano", "Ragazzo lupo a Voghera", "Quattro denti per un capezzolo di Paty Pravo???" " Titti di savoia sarà interdetta...tutta colpa sua".....una miniera...ora guardo quei giornali e poi vi racconterò il gossip degli anni cinquanta nascosto in una valigia di cartone marron....

1 commento:

  1. Grandissimo ! Grazie Cherubino, come essere in diretta, in una specie di macchina del tempo... Aspettiamo il seguito!

    RispondiElimina