BLOG APERTO A TUTTI!!

"AUTUNNO" foto di Attilio Pietrogiovanna

AGNER e DINTORNI , vuole essere uno spazio a disposizione di abitanti e frequentatori di questi luoghi.
Ovviamente questo vale anche per associazioni, amministratori locali e per tutti coloro abbiano da proporre tematiche inerenti l'Agordino.
E sopratutto vogliano promuovere tante lodevoli iniziative spesso note ai soli abitanti del paese in cui si svolgono!

Inviateci tramite e-mail il programma di quanto organizzate, con molto piacere, sarà inserito quanto prima su Agner & Dintorni..


venerdì 23 settembre 2011

PORCHETTA E FUNGHI DEL POI

Gli amici del Parco Laghetti di Frassenè, 
avvisano che nei giorni 24/25-09-11 






Vi sarà un MENU'  particolare.....

PORCHETTA con i Super Funghi a KM ZERO, raccolti tra i boschi del POI.

Il menù prevede:
Porchetta, Funghi misti
1/2 Vino - Acqua..
--€ 18.00--
Per info e prenotazioni: 
Tel.  349-1220837  340-5189090

mercoledì 21 settembre 2011

Sassi, croci e misteri

di giorgio casera

Nella recente manifestazione “Vallinfiera” ai Laghetti di Frassenè uno degli “stand” più interessanti è stato quello del Gruppo Archeologico Agordino. Nella loro conferenza del pomeriggio, prima di parlare di metalli e della storia della loro tecnologia, è stata fatta una presentazione delle loro attività negli ultimi anni ed ho scoperto così che nell’Agordino esistono siti archeologici di un certo interesse (ad es. ripari sotto roccia, oggetti di campagne di scavo del Gruppo), alcuni poco studiati e per lo più sconosciuti al grande pubblico.
In precedenza avevo sentito vagamente parlare di incisioni rupestri nelle vicinanze, il Sass de le cros sopra Taibon e il Sass de i nom sulle pendici dell’Armarol sopra Frassené ed ho colto l’occasione per una ricognizione diretta.


Sass de le cros

Il Sass de le cros è un masso che si trova ad una quota di 950 m. lungo un sentiero che si dirama sulla destra della strada forestale Soccòl (Taibon) – Fasòn (Voltago). Una delle facciate del masso è una superficie piana ricoperta di circa 200 incisioni che rappresentano quasi esclusivamente delle croci. Le croci sono generalmente libere, ma ci sono anche quelle inserite in figure geometriche semplici (cerchi, quadrati) o a forma di capanna.




Sass de le cros - particolari

Molte sono associate a coppie di lettere maiuscole (iniziali di nomi di persone?). Particolare interessante: nell’area ci sono numerosi altri massi, alcuni delle dimensioni del Sass de le cros (c’è anche quello che sovrasta il ritenuto nascondiglio del bandito di fine ‘700, l’Userta), ma su questi non risulta nessuna incisione, dunque il Sass era particolare.

Il Sass de i nom ha delle affinità col precedente (per la numerosa presenza di simboli cruciformi, anche se numerosi sono multibraccia) ma anche delle differenze nello stile e nella simbologia incisa. I disegni rappresentano per lo più figure geometriche irregolari (triangoli, quadrati, ovaloidi, poligoni simili a capanne) alcuni corredati da croci, altri da lettere. Ma ci sono anche sigle, insiemi di lettere e numeri alquanto misteriose.




Sass de i nom - particolari

Alcuni disegni sono incisi, altri scalpellati. Tant’è che i due studiosi che ebbero modo di esaminarlo (Doriguzzi e Tomasi) fanno risalire le prime incisioni in epoca precristiana. Secondo loro il masso era situato in corrispondenza di “un sito culturale legato all’acqua, già in periodo pagano, e sul quale hanno in seguito insistito per secoli i pastori locali, incidendo per similitudine le proprie iniziali”.
Con l’avvento del cristianesimo il “sito culturale pagano” cessa di significato e nella vallata i simboli cruciformi diventano il soggetto più utilizzato. Questi ricoprono integralmente la parete del Sass de le cros (che dunque è più recente) mentre si aggiungono ai simboli pagani nel Sass de i nom. Per la maggior parte delle incisioni a croce si può ipotizzare il periodo del tardo medioevo (tra il VI e l’VIII secolo).
Che significato dare a queste incisioni? Più semplice tentare un’ipotesi per il Sass de le cros, vista la maggiore uniformità. Ex voto? Memoria di defunti (lo farebbero pensare le coppie di lettere, forse iniziali di nomi di persona, associate a croci e talvolta inserite in cappelle)?
Certo è materia per esperti, che possono fare riferimento e confronto con altri ritrovamenti nell’arco alpino (ma non con le incisioni della Valcamonica, molto più evolute) e nell’Appennino toscano. Sarebbe bello che potessero dirci cosa volevano comunicare gli autori delle incisioni.
Per quanto riguarda i nostri Sass, peccato che siano in luoghi così impervi, altrimenti potrebbero esercitare un richiamo anche turistico.

P.S. Ho ricavato alcune notizie:
per il Sass de le cros nella rivista del CAI di Agordo "Pont - Valle di San Lucano - Adunanza CAI sez. Agordina 1995"
per il Sass de i nom nell'articolo di Doriguzzi e Tomasi "Interessante ritrovamento nel Comune di Voltago-Frassené" nella rivista "Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore" del luglio-settembre 1984.

sabato 17 settembre 2011

VOLTAGO - BLOCCO EROGAZIONE ACQUA GIORNO 19-09-11



A causa di lavori alla rete idrica di Voltago, nelle vie Europa, Trento e Trieste, Struz, Roma, Piandison, Comine, Corone.
CHIUSURA EROGAZIONE acqua il giorno 19/09 dalle ore 8.00 fino a termine dei lavori.




ps: Grazie a Duilio x la segnalazione.


mercoledì 7 settembre 2011

domenica 4 settembre 2011

El troi de Sant'Antoni

di giorgio casera

E’ (o meglio, era) una diramazione dal sentiero più importante che dalla fontana de I Struz (quella posizionata sopra il Pian de la Roda), portava verso i Piai, quella larga parte di terreno degradante sotto il crinale che va da Fason a Larion, terreno che, rivolto a mezzogiorno, è stato oggetto di sfalcio fino agli anni ’60 (ora è ovviamente un fitto bosco).
La diramazione, a sinistra, partiva una cinquantina di metri sopra la fontana, saliva verso il loch dei Balet (una famiglia di Agordo), passava tra talvà e caselo dei suddetti e si infilava in piano verso la Val dei Gamber dove scorreva un torrente (noi lo chiamavamo Raveseda) che fino all’alluvione del 1966 era pieno di gamberi di fiume. Da lì, attraversato il torrente, ci si portava verso la strada di Piandison, e poco prima di arrivarci, si trovava il capitello di Sant’Antonio.


Nei lunghi pomeriggi estivi (delle vacanze anni ’50), se non c’erano attività di fienagione c’era solo da aspettare l’abbeverata del bestiame (alle 17) e la successiva mungitura. Allora, se vedeva noi ragazzi sull’annoiato, la iaia Nina, che abitava in una casa vicina, ci esortava ad andare con lei da Sant’Antoni. Lei era devotissima al Santo, protettore degli animali, come tutti coloro che possedevano bestiame. Nell’economia di quei tempi la salute del bestiame era quasi l’unica garanzia di sopravvivenza: ricorderò sempre l’agitazione della iaia Nina in occasione di un difficile parto della sua unica mucca. Quindi ogni occasione era buona per chiedere la protezione del Santo.


Anche oggi, vista la vicinanza con casa, mi capita di percorrere il sentiero. E’ poco battuto, ormai, forse sono l’unico a farlo. Più che individuarne le tracce residue, vado a memoria. Talvà e caselo dei Balet sono diroccati, alberi e arbusti crescono disordinatamente, rumori di animali che scappano percependo un estraneo… Quando si arriva alla strada di Piandison sembra di essere usciti dalla jungla!

P.S. E’ solo una coincidenza che questo post segua di pochi giorni quello di “Sagron Mis un esempio da seguire?” (29 agosto). Sulle prime, dopo averlo letto, consapevole che quel comune è in provincia di Trento (eh, il confine è proprio evidente nel paesaggio!), ho pensato di trovare nel bando un incentivo economico per chi ottemperasse all’invito del Comune di mantenere pulito ed ordinato il territorio. Incentivo che invece non c’era! Dunque è un’operazione meramente culturale.
E allora ripeto la domanda dei ragazzi della Consulta Agordina: perché da noi no?