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"AUTUNNO" foto di Attilio Pietrogiovanna

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venerdì 30 novembre 2012

LA CORRIERA BUZZATI

Grazie alla disponibilità del carissimo amico Vincenzo Agostini, da oggi, con molto piacere iniziamo la pubblicazione dei suoi bellissimi scritti.

Buona lettura.




CORRIERA BUZZATTI
di Vincenzo Agostini

La donna, dopo aver attraversato il piazzale della stazione ticchettando con il passo corto come la sua minigonna, ansimando per non perdere la coincidenza, salì sulla corriera Buzzatti che faceva latratta da Belluno fino a Caprile. 

Si sedette dietro all’autista, sollevò le gambe e le

 distese sopra la gobba del passaruota. Poi - caschetto di capelli neri, rossetto vistoso e due gambe con le calze scure che aveva accavallato lasciando immaginare quasi tutto – si sistemò il bagaglio sotto il sedile e incominciò a osservarsi le unghie. Se le considerò come fossero state le unghie delle due mani più belle del mondo. Allungando il collo, appena appena, osservò la anche la massa informe degli studenti. Oddio, come chiacchieravano quei ragazzi! E come puzzavano! Odore di vestiti sudati, di libri consunti, di studenti alzatisi molto, ma molto, presto. La donna, visibilmente stizzita, si voltò dall’altra parte, sul finestrino.
Era l’una e dieci. Un sole invernale e tiepido aveva allungato le ombre di due tigli che avevano iniziato a scalare la parete di un edificio di mattoni rossi. Poco dopo, puntuale che era l’una e un quarto, la corriera mosse lentamente con il suo carico di studenti.
A un tratto il bigliettaio spuntò come un fungo da uno degli ultimi sedili, dal niente. Era un uomo anziano che aveva il tic di togliersi il cappello e di grattarsi la testa precocemente calva. Era anche di Falcade. Con il senso dell’equilibrio che hanno i bigliettai prossimi alla pensione i quali, beninteso, potrebbero sfidare l’ignoto senza esserne travolti, allargò le braccia e sorrise. Poi partì. Percorse il corridoio tra due ali di studenti che, chi più e chi meno, sonnecchiavano: un’occhiata di qua, un’occhiata di là. Con calma e benedicente, ché tanto se li conosceva tutti; e poi avevano l’abbonamento. Quando arrivò nei pressi della signora, di Milano o di Roma o di una grande città, la squadrò con interesse. Il bigliettaio era discretamente basso e pur tuttavia la osservò dall’alto, la signora. Partì, anche, dall’alto. I capelli, la pelle delicatissima, il rossetto sgargiante, la camicetta sopra un seno che stava respirando, eccome se stava respirando, la minigonna, le calze a rete. Poi le gambe, mio Dio che due gambe, e due scarpe che non ne aveva mai viste di così belle. Più che lunghe, erano alte, con un tacco di una decina dei centimetri.
Il bigliettaio di Falcade sorrise e fece uno sguardo dentro il quale trascorse un guizzo luciferino, quasi un istinto primordiale che cercò di rintuzzare; ma invano. Abbassò la testa e guardò la signora diritta negli occhi, ed era evidente che stava aspettando di conoscere la sua destinazione.
Santa Maria delle Grazie - disse la signora che, a guardarla meglio, veniva di sicuro da una grande città.
Il bigliettaio la guardò un’altra volta, dai capelli fino ai tacchi, soffermandosi sulla minigonna e sul colore rosso delle scarpe. Poi levò il cappello della divisa, si grattò la testa e fece due grandi occhi neri.
Ora pro nobis, urlò in falsetto. La corriera fu svegliata da un boato di studenti che ridevano a crepapelle. L’autista parcheggiò dentro un piazzale di ghiaia, si chinò sopra il volante e rise anche lui, a dismisura. Gli veniva, per dirla tutta, da piangere dal ridere.
Il bigliettaio, consapevole che ogni tanto succede di pregare abbastanza, imperturbabile come un pezzo di roccia, tolse dalla borsa due biglietti e li sovrappose con riguardo. Li perforò, anche, e si vedeva che era uno di mestiere. Tac, tac, tac, tac: su Belluno, su Caprile, sulla data e sul prezzo di mille lire. L’una copia la tenne per sé mentre l’altra la depose delicatamente nel palmo aperto di una mano candida come la luna. Subito dopo, sul pavimento del corridoio, davanti alle scarpe della signora di città, si fece una nevicata di minuscoli coriandoli in bianco e nero.

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