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domenica 9 gennaio 2011

La nostra storia

di giorgio casera

Ultimamente a Voltago si sono svolte manifestazioni volte a presentare le nostre tradizioni ai foresti e rinfrescarle ai residenti. Penso in particolare a ‘na olta Oltach e al Troi de le berte (merito da assegnare a Gabriele Riva, doveroso!). Molte delle rappresentazioni contenute nei due eventi trovano la loro origine più nei miti e nelle leggende che nella storia: certo, così era sicuramente più facile fissarle nell’immaginario popolare. Ma non ci dicono molto in concreto sulla nostra origine, sulla nostra storia…
C’è una vicenda di cui non si parla mai a Voltago, ed è quella del ritrovamento, avvenuto all’inizio del secolo scorso, del “sepolcreto altomedievale” nella zona di Contura (che in seguito infatti si è chiamata anche i Mort), all’inizio del paese provenendo da Agordo. Eppure è un punto fermo nella nostra storia. Per quanto ne so, in quella occasione si stavano preparando le fondamenta di una nuova abitazione e durante gli scavi è venuto alla luce un antico cimitero. Dalle tombe sono stati recuperati numerosi oggetti d’ornamento e di abbigliamento, attribuibili dagli studiosi, per la loro fattura, al VI – VII secolo d.C. Si tratta del periodo della storia italiana caratterizzata dalla discesa dei Longobardi in Italia, i quali, dopo avere sconfitto le armate imperiali (bizantine), fondano il loro regno. Si può pensare che in quel periodo vivessero a Voltago popolazioni autoctone romanizzate: questo almeno si dedurrebbe dall’esame degli oggetti recuperati nelle tombe, che risultano diffusi nell’area friulana, in Istria e nella ex Jugoslavia, territori per secoli nell’impero bizantino. Però qualche influsso longobardo dovevano avere, visto che sono stati tutti destinati al museo di Cividale, museo di arte e storia longobarda.
(Per la cronaca, il terreno del ritrovamento era di proprietà del sindaco di allora, 1908, Gaudenzio Comina, che vendette un primo gruppo di oggetti al museo di Cividale. Un secondo gruppo di oggetti giunse in qualche modo al museo nel 1924).

Venendo agli oggetti, essi sono stati classificati in tre gruppi: gli orecchini, le fibule, di vario tipo (utilizzate principalmente per assicurare le vesti sulle spalle e alla vita), le fibbie (per cinture di cuoio). le collane. A titolo di esempio ne riproduco l’immagine di qualcuno (mi scuso per la qualità: li ho riprodotti da fotocopie in B/n non particolarmente nitide!).

Non sono uno studioso di archeologia ma sono in grado di fare almeno due osservazioni: gli oggetti sono opera di un artigianato evoluto (ma esistente in zona?); i defunti, sepolti con vesti e gioielli, sembrano appartenere ad una classe sociale piuttosto elevata, rispetto alla media che possiamo supporre per allora (prevalentemente agricoltori/allevatori, come è stata fino a meno di un secolo fa). Inoltre gli oggetti ritrovati, del tipo indicato, sono parecchie diecine, il che fa pensare a più famiglie o più generazioni.
Infine, si possono fare tante supposizioni, a fronte di altrettante domande. Certo, uno studio sistematico e “professionale” potrebbe dare delle risposte più attendibili alla domanda-tormentone: “Chi siamo? Da dove veniamo?”

P.S. Ho raccolto queste informazioni dalla pubblicazione di G. Malagola “Il sepolcreto altomedievale di Voltago (Belluno)” gentilmente prestatami da Tita Buttol.

4 commenti:

  1. Ciao Giorgio, ben riapparso su Agner e Dintorni.
    Ho chiesto informazioni più volte su questi fatti, ma più di tanto non ne ho ricavato.. oggi scopro il tuo articolo e devo dire che è stata veramente un piacevole sorpresa.
    Magari... riuscire a coinvolgere qualcuno del mestiere che possa contribuire alla risposta che poni sopra, mah...mai dire mai...
    Sani Luca

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  2. Per ora ti posso rispondere con questo indirizzo: http://www.archeoagordo.it/

    Da qui vai su Notiziari
    QUESTO articolo è interessante:
    http://www.archeoagordo.it/15/autoctoni.htm

    Sarebbe da creare un museo archeologico dell'Agordino :)

    Ciao,
    Manuel

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  3. Grazie Manuel per la segnalazione.
    Domani ci passo di sicuro.. :-)

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  4. Ho letto l'articolo di Francesco Laveder nel sito segnalato da Manuel, a cui vanno i miei ringraziamenti, ed invito eventuali interessati a fare lo stesso. Si tratta di un'ampia trattazione sugli studi compiuti per mettere a confronto i ritrovamenti di tutto l'Agordino con i fatti storici dell'epoca. Davvero una interessante ed esauriente lettura!
    Scopro con l'occasione anche il sito degli appassionati agordini di archeologia, che d'ora in avanti consulterò periodicamente.
    Mi rimane una curiosità forse insoddisfabile: come vivevano chei de Oltach nel VI e VII secolo d.C.?

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